Scorrendo le foto d’archivio nell’arco del tempo, è possibile ripercorrere l’evoluzione della moda che ha accompagnato i cambiamenti sociali e culturali dalla fine dell’ottocento a oggi, non solo in montagna.
Mentre oggi le distinzioni geografiche, di genere e di classe si sono quasi completamente annullate, un tempo l’abbigliamento seguiva codici ben precisi che sono d’aiuto nel riconoscere e collocare socialmente le persone ritratte nelle foto.
È molto facile distinguere la mise ricercata di una nobildonna di fine secolo da quella semplice, austera e funzionale di una contadina dello stesso periodo. Se la prima poteva sfoggiare cappellini e vestiti ispirati all’ultima moda cittadina, la divisa d’ordinanza di una lavoratrice era un lungo gonnellone,lo scialle, un fazzoletto a coprire la testa e l’immancabile scosal, il grembiule.
Per gli uomini, il mantello in lana, pantaloni alla zuava, calzettoni resistenti e scarponi adatti al lavoro.
La differenza è evidente nelle numerose foto di famiglia, in cui pose, abbigliamento e rilassatezza dei volti rispecchiano un grande divario socio-economico.
Spesso i capi di vestiario dei lavoratori sono realizzati a casa a mano, testimoniano antiche tradizioni artigianali della comunità d’appartenenza, o raccontano storie personali di sacrifici e lutti.
In parallelo, le fotografie delle classi abbienti che in montagna conducevano una vita più agiata o vi trascorrevano le vacanze raccontano passeggiate eleganti, o escursioni in vetta in cui le donne sfoggiavano scomode gonne e cappellini chic.
Con l’evoluzione del turismo si assiste poi a un incessante susseguirsi di mode: dalle sfilate al Grand Hotel Malenco alle gonne che si facevano sempre più corte, dai dolcevita di maglieria da sfoggiare all’après ski ai pantaloni a zampa.
E oggi? Anche se i tempi sono cambiati, le esigenze non sono molto diverse, e i nostri capi d’abbigliamento in montagna uniscono funzionalità e comfort grazie a materiali sempre più sofisticati.