Benvenuti sulle Alpi

L’ospitalità in Valtellina e Valchiavenna è un'antica tradizione. Dal Grand Hotel al bivacco, la si trova a ogni quota, come testimoniano molte foto dell’archivio che ripercorrono la storia e l’evoluzione di questi luoghi.

Il primo albergo aperto a Chiesa in Valmalenco nel 1880.

Alcune località sono state frequentate da viaggiatori molto prima di altre, come i Bagni di Bormio, scoperti ai tempi dei Romani, o quelli di Masino, le fonti termali di Santa Caterina o di Campodolcino, che fin dal Seicento iniziarono ad attirare studiosi, medici e turisti ante litteram. In un primo tempo gli ospiti alloggiavano nelle baite vicine, ma già nell’Ottocento le prime stazioni termali offrivano alberghi lussuosi.

Alcuni turisti davanti all’albergo Posta di Campodolcino.

Si trattava di un turismo elitario, alla portata di quelli che, fino a non molto tempo fa, venivano chiamati sciur dalla gente del posto.

Turisti di fronte al caffè-pasticceria Edelweis di Madesimo nel 1900.


Per accogliere questa ricca clientela vennero costruiti alberghi con tutti i comfort, ben diversi dalle locande e osterie che si potevano incontrare lungo le strade di un territorio di confine e da sempre frequentato da commercianti e gente di passaggio.

L'osteria di Chiareggio venne edificata attorno alla metà del XVII secolo per ospitare i viandanti diretti in Svizzera attraverso il passo del Muretto.

Con la conquista delle più alte vette alpine e dei luoghi più estremi, la moda dell’alpinismo si diffuse tra una cerchia ristretta di persone che potevano concedersi il lusso di camminare in montagna per piacere e non per necessità.

Alpinisti in partenza per il Pizzo Bernina.

Durante le loro ascensioni alle cime dell’Ortles e del Bernina, già da inizio Novecento gli alpinisti potevano trovare riparo in bivacchi e rifugi. Al primo, la capanna Marinelli sul monte Disgrazia, fecero seguito molti altri, costruiti con grande perizia e sacrificio nei luoghi più impervi.


Anche nei rifugi più spartani non mancava il senso dell’ospitalità: in questa foto due alpinisti posano con lo chef del rifugio Casati.

I paesi in alta quota iniziarono così a trasformarsi per accogliere i primi appassionati di escursionismo, e tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento in diverse località sorsero nuovi alberghi. Una clientela internazionale iniziò a frequentare luoghi che fino a poco tempo prima erano a uso esclusivo di contadini, pastori e cacciatori, dove ben presto sorsero strutture ricettive di altissimo livello come il Grand Hotel Malenco. Nei suoi eleganti saloni in stile Liberty i signori potevano partecipare a balli, assistere a sfilate di moda, e perfino gustare i gelati preparati per loro nella vicina latteria.

La sala da pranzo in stile Liberty del Grand Hotel Malenco.

In parallelo allo sviluppo economico delle località alpine furono costruite strade e ferrovie, con servizi di trasporto che rendevano più accessibili luoghi un tempo difficili da raggiungere.

Fino all’apertura nel passo del Foscagno nel 1951, l’unico modo per raggiungere Livigno in inverno era in slitta, come nella foto sopra. Qui sotto, invece, una corriera che collegava Livigno e Zernez negli anni ’60.

Con il secondo dopoguerra, il boom economico arrivò anche in montagna, portandovi quello che poi sarebbe diventato il turismo di massa. La montagna divenne più accessibile e alla portata del ceto medio. Nelle località sciistiche si moltiplicarono le strutture ricettive, spesso a conduzione familiare, trasformando il paesaggio e l’economia locale.

Impianti di risalita e nuove strutture ricettive a Madesimo negli anni ’60.

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